Dopo l’approvazione della legge sulle professioni non regolamentate, lo scenario della promozione del benessere psicologico, ma ancora di più della prevenzione e cura del disagio psicologico è diventato più torbido. Come denunciato da AltraPsicologia con un manifesto (vedi immagine) capita sempre più spesso di imbattersi in materiale pubblicitario di counselor, pedagogisti, consulenti di varia natura (NON PSICOLOGI!!!!), che propongono attività ed interventi di natura psicologica e pertanto di competenza di professionisti psicologi. La disputa, che apparentemente può sembrare puramente terminologica o corporativista, è tutt’altro che superficiale o politica. La legge n. 56/89 e l’art. 33 della Costituzione Italiana riconosce la professione dello psicologo come professione sanitaria affermando che: "La professione di psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito." Un recente studio del Consiglio Nazionale degli Psicologi, coordinato da Sandra Vannoni, presidente dell'Ordine della Toscana, mette in evidenza come la promozione del benessere psicologico e, ancor più, la cura del disagio psicologico richieda una competenza scientifica ed una preparazione metodologica rigorosa, che è propria della professione dello psicologo. Lo studio ha evidenziato, inoltre, come un intervento pseudopsicologico e improvvisato, realizzato da persone che non hanno la dovuta preparazione, nella migliore delle ipotesi può avere dei risultati incerti, ma può addirittura essere dannoso e controproducente. Chiariamo, quindi, quali sono i tratti distintivi della professione dello psicologo per meglio orientarsi nella scelta del professionista a cui rivolgersi. CHI è LO PSICOLOGO? Lo psicologo è un professionista che si occupa di prevenzione, diagnosi, sostegno psicologico, abilitazione e riabilitazione, utilizzando strumenti conoscitivi specifici della professione quali il colloquio clinico, l'intervista strutturata, i test psicologici, nel rispetto della disgnità, della riservatezza, dell'autonomia e dell'autodeterminazione delle persone che si rivolgono a lui. La professione è disciplinata dalle leggi nazionali e costituzionali (sopra citate) e dal Codice Deontologico degli Psicologi. COSA FA LO PSICOLOGO? Lo psicologo è un professionista che opera per favorire il benessere delle persone, dei gruppi, degli organismi sociali e della comunità. Si occupa di psicopatologia, ma non solo. Altre importanti aree di intervento riguardano una molteplicità di situazioni, personali e relazionali, che possono essere fonte di sofferenza e di disagio. L’attività dello psicologo ha l’obiettivo di favorire il cambiamento, potenziare le risorse e accompagnare gli individui, le coppie, le famiglie, le organizzazioni (es. scuola, azienda, ecc.) in particolari momenti critici o di difficoltà. COME SI DIVENTA PSICOLOGI? Per diventare Psicologo in Italia è necessario: - laurearsi in Psicologia (5 anni di studio); - svolgere un tirocinio post-lauream della durata di un anno; - conseguire l’Abilitazione all’esercizio della professione mediante Esame di Stato; - iscriversi all'Albo professionale. Senza l'iscrizione all'Albo non si è Psicologi, ma soltanto dottori in Psicologia. L'iscrizione all'Albo professionale è la condizione necessaria per poter lavorare ed esercitare l'attività. È possibile verificare l’effettiva iscrizione all'albo del professionista cui vi siete rivolti attraverso il sito dell’Ordine Nazionale degli Psicologi www.psy.it . di dott.ssa Maria Luisa Abbinante
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Si è concluso da poco il primo percorso dedicato agli inoccupati residenti a Villa Cortese organizzato dall’Assessorato ai Servizi Sociali in collaborazione con la Cooperativa Albatros. Il progetto si è sviluppato in 10 incontri alternando lezioni di informatica di base ad incontri di gruppo di confronto/ incontro, ed ha coinvolto 20 persone senza occupazione residenti a Villa Cortese che hanno frequentato con assiduità ed interesse le attività suddivise in lezioni di informatica di base e incontri di gruppo di confronto- incontro. Le attività erano coordinate da uno staff composto da educatori, psicologi ed esperti di politiche del lavoro. Alla base dell’iniziativa vi è la considerazione che per attivare politiche lavorative efficaci e vicine ai bisogni dei lavoratori occorre innanzitutto ascoltare le opinioni e le sollecitazioni delle singole persone in un contesto guidato da esperti e finalizzato a fornire degli strumenti adeguati per il reinserimento lavorativo. Partendo da tale presupposto il percorso è stato ideato prevedendo in primo luogo lezioni sugli elementi fondamentali per un efficace utilizzo del computer, con il contributo del formatore Gabriele Colombo, che hanno consentito ai partecipanti di acquisire competenze utili per la redazione e l’invio di curriculum e per l’utilizzo di internet per la ricerca di un lavoro; in secondo luogo, grazie alla collaborazione con il capo delegazione alto Milanese dei maestri del lavoro Cav. Nello Persurich ed al contributo della Psicologa Dott.ssa Maria Luisa Abbinante, si sono realizzati incontri orientati ad aprire un confronto diretto ed uno spazio di condivisione tra i partecipanti sulle difficoltà che si incontrano nella ricerca del lavoro e sulle criticità legate alla condizione di inoccupato. Un ulteriore elemento significativo del progetto è stato l'incontro con quattro aziende industriali di Villa Cortese che hanno permesso alle persone interessate di conoscere la realtà imprenditoriale locale e di fare delle domande sulle prospettive occupazionali future. Dalle opinioni raccolte dai partecipanti emerge un bilancio positivo pur nella consapevolezza della criticità del periodo di crisi in cui si sta vivendo e che l’amministrazione comunale non ha competenze, non dispone di strumenti ne di risorse per dare soluzioni occupazionali, ma si è ritenuto importante attivare comunque questa prima iniziativa ritenuta comunque utile. Il percorso si conclude qui, per ora, in quanto l’Amministrazione comunale e la Cooperativa Albatros stanno attivando nuove proposte che partiranno al termine dell'estate e coinvolgeranno gli inoccupati del territorio con l’obiettivo di facilitare il passaggio da una condizione di svantaggio, come quella di disoccupato, ad un'attivazione di risorse e competenze che permettano l'inserimento nel mondo del lavoro. Fonte: L'Amministrazione Informa. Villa Cortese, n. 2 Luglio 2013 Villa Cortese, 7 febbraio 2013 - Un corso informatico per apprendere gli elementi base dell’uso del PC e della navigazione internet mirata alla ricerca attiva del lavoro e per acquisire gli strumenti utili per affrontare il colloquio di lavoro. Questo propone il comune di Villa Cortese in collaborazione con lo sportello lavoro ed il progetto "The Future" dell’Associazione Albatros
Il corso è riservato alle persone che si sono rivolte allo sportello lavoro di Villa Cortese "The future" che è aperto tutti i giovedì dalle 18 alle 19 in via S.Grato 27 presso il centro Bivio. Il corso è articolato in tre moduli: le competenze informatiche di base, la ricerca attiva del lavoro e il colloquio del lavoro. All’interno dei moduli, in totale 20 incontri da un’ora e mezza ciascuno, si alternano competenze differenti: il formatore informatico dottor Gabriele Colombo, la psicologa dottoressa Maria Luisa Abbinante, un rappresentante di Eurolavoro, un esperto formatore nella gestione del primo colloquio e tre aziende di Villa Cortese. Il corso mira ad aiutare gli iscritti ad essere sempre più autonomi e competenti nella ricerca del lavoro, ciò oggi passa dalle competenze informatiche indispensabili per scrivere e aggioranre il prorpio curriculum vitae, accedere ad informazioni di richiesta e offerta del lavoro costantemente aggiornate ed alla capacità di “ripensarsi” come soggetti attivi anche se non collocati nelle attività lavorative. Il formatore informatico è affiancato da una psicologa per aumentare l’efficacia in merito alla ri-attivazione dei candidati nella ricerca del lavoro, gli altri interlocutori del corso permettono un chiaro riferimento al contesto: Imparare a usare il pc diventa indispensabile per attività qualche tempo fa inimagginabili come l’iscrizione dei propri figli alle scuole superiori e appare anche un primo passo per una riqualificazione concreta. Il corso si svolge il martedì e il venerdì dalle 14.30 alle 16.00. di Christian Sormani [email protected] Fonte: http://www.ilgiorno.it/desktop/legnano/cronaca/2013/02/07/842111-villa-cortese-corso-trovare-lavoro.shtml. Dal mese di Febbraio 2013 Auser ha attivato un servizio psico-sociale sperimentale dedicato alle persone anziane residenti nel corsichese (Assago, Corsico, Buccinasco, Cesano Boscone, Trezzano sul Naviglio, Cusago), grazie al finanziamento ricevuto dalla Fondazione Banca del Monte Lombardia. Di cosa si tratta? Mission del servizio, che si propone come un intervento di prevenzione primaria e secondaria, è l'individuazione precoce del disagio emotivo e psicologico nell'anziano e la promozione di uno stile di vita attivo e partecipativo, al fine di migliorare la qualità della vita della persona anziana e preservare e mantenere più a lungo nel tempo la sua autonomia e l'indipendenza. A tal fine il servizio offre:
Chi si può rivolgere? Le persone anziane che nella loro vita quotidiana sperimentano difficoltà quali tristezza, solitudine, isolamento, scarsa voglia di intraprendere attività o di vedere persone, difficoltà di memoria e concentrazione. Come? Chiamando il numero 02/36708609 o recandoti presso la sede Auser di Corsico in via Falcone 5 potrai chiedere maggiori informazioni sul servizio e un primo appuntamento con lo psicologo. con la collaborazione della dott.ssa Maria Luisa Abbinante
Dal mese di Settembre 2013 la dott.ssa Maria Luisa Abbinante riceverà anche nello studio di Busto Arsizio (VA) in via Einaudi 6/B. Per tutto il mese di Settembre il primo colloquio nella sede di Busto Arsizio sarà gratuito prenotandosi al numero 393 850 98 37 o tramite il form di richiesta. SOS Batterie esaurite! La donna multitasking tra famiglia, lavoro e cura dei genitori anziani19/5/2013
Il tema dell'assistenza all'anziano non più autosufficiente oggi è un tema di forte preoccupazione per il sistema socio sanitario perchè il numero di anziani sta progressivamente aumentando. Si stima che nel 2020 la maggioranza della popolazione italiana avrà un'età compresa tra i 45/60 anni e nel 2050 il numero di anziani supererà nettamente i giovani.
Ma perchè oggi è così pressante il tema dell'assistenza all'anziano? 50 anni fa l'anziano era il centro della famiglia e la sua cura era affidata alla famiglia allargata; l'assistenza all'anziano in difficoltà era un vero e proprio “fatto sociale”, a cui partecipavano tutti (coniugi, fratelli, cugini, figli, nipoti, ecc...) con una abbondanza di risorse che permetteva di assolvere al compito di cura più agevolmente, anche se l'anziano non era più autosufficiente. Oggi la situazione potremmo dire che si è completamente ribaltata: i nuclei familiari non hanno più relazioni così strette e il numero dei membri si è ridotto, con un aumento delle famiglie composte solo da un genitore. L'assistenza all'anziano in difficoltà si è trasformata da “fatto sociale” a “fatto privato” a carico dei singoli nuclei familiari e non più della famiglia allargata. Un'indagine CENSIS del 2006 che ha coinvolto 401 familiari di anziani malati di AD rivela che: _ 80% di chi si prende cura direttamente del malato è donna (moglie o figlia); _ ha età è tra i 46 e 60 anni; _ si occupa dell'anziano in media per 6 ore al giorno se facciamo riferimento solo all'assistenza diretta, cui si aggiungono in media 7 ore per la sorveglianza......... con un totale di 13 ore al giorno!!!!!! Questo dato va evidenziato dato che si stima che 36 ore settimanali sarebbe il limite che permette di distinguere un COMPITO DI CURA SOSTENIBILE da uno che determina effetti avversi per il caregiver! Il CAREGIVER TIPO, nel 50% dei casi, è la moglie del malato, 60 anni in media, è coinvolta a tempo pieno, ha problemi di salute ed è psicologicamente provata. Non si contano, però, neanche le cosiddette FIGLIE MULTIRUOLO, che non convivono con l'ammalato, con una propria famiglia, lavoro e sovraccariche di responsabilità....... con inevitabili effetti negativi su piano fisico, psicologico e di relazioni sociali. La perdita di autonomia della persona anziana rende necessaria un’assistenza continua ed è proprio il carattere di continuità che va a collidere con la gestione degli altri ruoli di vita che il caregiver deve sostenere: il ruolo genitoriale e/o coniugale e il ruolo lavorativo sono quelli che più di tutti risentono del peso dell’assistenza (il 55% degli intervistati ha dichiarato di avere meno tempo da dedicare agli altri familiari e il 13% ha dovuto sospendere l’attività lavorativa, temporaneamente o definitivamente, per potersi dedicare alle cure della persona malata) con un maggiore rischio di fratture familiari. Oggi, poi, si diventa genitori più tardi rispetto al passato ed ecco che il momento dell'assistenza ai genitori anziani viene a sovrapporsi con il compito di genitori, magari genitori di un'adolescente, con un carico ulteriore. Cos'è il BURDEN? Il BURDEN è la responsabilità percepita, in senso sia di tempo che di sforzo, di una persona che si deve occupare di un'altra. Il burden del caregiver è correlato con la comparsa di sintomi di tipo ansioso depressivo, che permarrebbero a distanza di 12 mesi dalla fine del compito di assistenza. Quando si parla di burden, quindi, si fa riferimento ad un costrutto multi-dimensionale che include diversi fattori di stress per il caregiver: _ stress causato dalla riduzione del tempo dedicato a se stessi (time dependent burden); _ stress causato dal senso di fallimento delle proprie speranze ed aspettative. Qui ci si riferisce alla sensazione del caregiver di essere tagliato fuori dalle opportunità, esperienze e stile di vita dei soggetti della propria generazione (developmental burden); _ stress fisico (physical burden): gli alti livelli di richiesta sia fisica che emotiva legati al caregiving ha degli effetti negativi sulla salute fisica del caregiver familiare tanto che alcuni studi mostrano l'aumento del rischio di problemi di salute quali ipertensione (40%), diabete (18%), ansia e depressione (14%), asma (11%), problemi circolatori (8%), ecc... I caregiver, inoltre, metterebbero in atto minori comportamenti di promozione della salute e di prevenzione! _ stress causato dal conflitto di ruolo fra il proprio lavoro e la famiglia (social burden); _ imbarazzo o vergogna causati dal paziente (emotional burden). Le cause o fattori che facilitano la comparsa di questa sindrome da esaurimento psico-fisico possono essere sia fattori legati al caregiver che fattori legati all'anziano. Fattori legati al caregiver sono: _ età, che influenza il rischio di sviluppare burden (aumenta all'aumentare dell'età) e la fonte di stress prevalente (i giovani hanno un burden legato alla sensazione di essere tagliato fuori dalle opportunità della vita ed intrappolato nel compito di cura; gli anziani hanno un burden più di tipo fisico, che probabilmente va ad aggravare le patologie preesistenti e legate invecchiamento; _ status socio economico (al crescere della disponibilità economica diminuisce il burden percepito); _ ore dedicate all'attività di cura; _ numero di compiti richiesti e coinvolgimento nelle IADL (es. cura della casa, ecc...); _ sentimento di essere preparati ad assumere il ruolo di caregiver (in questo interviene la valutazione in confronto ai propri pari del momento personale di crescita in cui stanno entrando). Fin dai primi momenti della malattia del proprio caro, i caregiver sperimentano che la propria vita sta deviando lungo una linea di sviluppo da loro non prevista e questo è il fattore principale di burden. Il fatto che i caregiver di anziani MCI sperimentano burden come i caregiver dei AD, pur non essendo presenti gli stessi livelli di deterioramento, conferma che ciò che ha un impatto forte è il riconoscimento dell'aumento delle responsabilità per se e il bisogno di assistenza. Un discorso a parte va fatto relativamente al sesso, poiché, come abbiamo visto, circa l'80% dei caregiver è donna. Da un confronto tra burden percepito dalle donne e burden percepito dagli uomini emerge che le donne hanno livelli di burden maggiori rispetto agli uomini caregiver, anche quando gli uomini assistono a pazienti anziani malati di ad più gravi, tanto che il genere maschile sembra essere fattore protettivo nel caregiving di AD. Probabilmente ciò può essere attribuito alle diverse strategie di coping utilizzate dai due sessi per affrontare il caregiving: l'uomo utilizza strategie di coping centrate sul compito, mentre le donne strategie di coping centrate sull'emozione. Di fronte ad una difficoltà nell'assistenza, l'uomo valuterà la situazione come un compito da risolvere, considerando eventuali vantaggi/svantaggi e soluzioni alternative, mentre le donne faranno un maggior uso di strategie poco adattive come la negazione. In generale i maschi caregiver hanno più effetti negativi sul benessere fisico (es. disturbi cardio-vascolari), mentre le donne caregiver hanno più effetti negativi psicologici (es, depressione e solitudine). Il burden è determinato anche da fattori più legati all'anziano malato. Nel caregiving ad anziani AD è la severità dei sintomi comportamentali ad avere un impatto maggiore, piuttosto che la perdita di autonomie legata alle cadute cognitive. Fattori di rischio per lo sviluppo di burden sono: _ isolamento sociale (la mancanza di supporto sociale appare essere una delle principali fonte di stress che si aggiunge al carico della cura); _ solitudine (il poter condividere con altri la cura è un fattore di protezione per il burden); _ scarsa capacità di richiedere aiuto. Sebbene il bisogno di sostegno sia elevatissimo, quasi mai si traduce in una richiesta concreta di intervento (bisogno inespresso dei caregivers). Da una ricerca emerge che se circa l’80% dei caregivers è consapevole di aver bisogno di consigli su come assistere il proprio congiunto, di sentirsi preoccupato, impotente di fronte alla malattia e di pensare sempre a come si evolverà la situazione, meno della metà (35%) dichiara di voler interagire con un esperto (medico/psicologo) e solo il 18% vorrebbe informazioni per usufruire di sostegno psicologico per sé; inoltre, il 30% ha dichiarato che il rapporto con i medici è un’ulteriore fonte di stress, pur desiderando avere più informazioni e una miglior qualità di assistenza da parte del personale medico; _ scarso senso di auto efficacia. Il senso di auto efficacia per la gestione dei sintomi è, infatti, correlato con bassi libelli di burden e porta il caregiver a meglio gestire tutte le problematiche portate dall'anziano, anche al loro peggiorare progressivo. CONSIGLI PER IL CAREGIVER Imparare a delegare una parte del compito di cura. Individuare un' altra persona (un familiare, un operatore, un amico di famiglia, ecc...) che possa fungere da punto di riferimento per l'anziano, quando il caregiver principale non è presente, può rivelarsi molto utile al fine di permettere la creazione di uno spazio fisico e mentale per rigenerarsi dal carico della cura. È importante che quando dei familiari finalmente si concedono un momento, una serata, i confini di questo spazio siano tutelati. Imparare a mettere dei confini. Stiamo parlando di confini mentali e materiali. Spesso l'anziano non è consapevole degli effetti che le continue richieste di assistenza e cura hanno sui suoi cari, chiedendo una presenza oltre le loro possibilità. È importante, per questo, imparare a dire di no e non assecondare le richieste improprie. Quando a fine giornata il familiare ha fatto tutto quello che era in suo potere fare per promuovere il benessere dell'anziano parente, non gli è più utile continuare a pensare a quello che ha fatto o che farà l'indomani, anzi gli è di gran danno, perché renderà più difficile la conquista di un sonno ristoratore, non gli permetterà di dedicarsi a se stesso, alla sua coppia, alla sua famiglia. Coltivare il proprio benessere: Prendendosi del tempo libero, per evadere dalla situazione troppo pesante e per riposare; Frequentando gli amici, per avere conforto e sostegno; Evitando l’isolamento e frequentando gruppi di incontro con altre famiglie; Cercando aiuto e supporto psicologico, uno spazio di rigenerazione personale. Bibliografia Ampalam, P., Gunturu, S., & Padma, V. (2012). A comparative study of caregiver burden in psychiatric illness and chronic medical illness. Indian J Psychiatry, Jul-Sep; 54(3): 239–243. Beinart, N., Weinman, J., Wade, D., & Brady, R. (2012). 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Factors associated with health-related quality of life among Chinese caregivers of the older adults living in the community: a cross-sectional study. Health and Quality of Life Outcomes, 10:143 di dott.ssa Maria Luisa Abbinante SOS Batterie esaurite! La donna multitasking tra famiglia, lavoro e cura dei genitori anziani. by dott.ssa Maria Luisa Abbinante is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License. Anche lo Studio di Psicologia Eufonia aderirà alle iniziative promosse nell'ambito del "MIP 6 -Maggio di Informazione Psicologica" attraverso 2 iniziative pubbliche: _ "SOS Batterie esaurite! La donna multitasking tra lavoro, famiglia, cura dei genitori anziani." Le statistiche demografiche mondiali segnalano il progressivo invecchiamento della popolazione, con un ulteriore incremento del numero di anziani nel prossimo decennio. L'aumento del numero di anziani è un tema di grande rilevanza sociale a causa degli importanti oneri assistenziali a carico delle famiglie. Le ricerche evidenziano che il carico assistenziale e di cura del familiare anziano coinvolga prima di tutto le madri e le figlie. Se in passato lo scarso coinvolgimento della donna in attività lavorative fuori dal contesto domestico rendeva il compito di cura ed assistenza più semplice da gestire, oggi il maggiore coinvolgimento fuori dalle mura domestiche rende tale compito un carico di difficile gestione. In breve tempo la donna arriva ad essere esausta, irritabile con un forte rischio di burden, ansia e depressione. Ma cosa si intende per burden? Come si manifesta? Cosa fare? L'iniziativa si terrà il 17 Maggio 2013 dalle ore 17.00 alle ore 18.30 presso lo Spazio 6 Centro in via Savona 99, Milano. _ "Invecchiare con la testa! La vita dai 60 in su." La società di oggi ci propone immagini spaventanti dell'età senile, rappresentata come territorio oscuro, di decadimento e di malattia. Ma è davvero così? Persone illustri come Rita Levi Montalcini dimostrano come si può invecchiare rimanendo al massimo della propria forma intellettuale e cognitiva. Ma quali sono i trucchi di un invecchiamento DOC? L'iniziativa si terrà il 25 Maggio 2013 dalle ore 10.00 alle ore 11.30 presso lo Studio di Consultazione e Psicoterapia in L.go Settimio Severo 2, Milano. Si può prenotare la partecipazione al seminario entro il 22/05 al numero 3938509837 o all'indirizzo mail [email protected] Nell'ambito dell'iniziativa sarà possibile prenotare un primo colloquio gratuito. di dott.ssa Maria Luisa Abbinante
La letteratura gerontologica suggerisce che parlare di anziani significa parlare di fragilità, poiché la fragilità è una condizione propria dell'età senile e all'aumentare dell'età aumenta la fragilità.
Il termine fragilità identifica una condizione di rischio e di vulnerabilità, caratterizzata da un equilibrio instabile di fronte a eventi negativi. L’anziano, per motivi legati al processo d’invecchiamento e alle malattie intercorrenti, diviene più vulnerabile e meno capace di conservare una condizione di benessere fisico e psichico in seguito ad eventi stressanti. La letteratura riporta che la fragilità è connessa con peggioramento della salute ed aumento del rischio di ospedalizzazione, istituzionalizzazione, cadute e morte. La presenza di una condizione di fragilità, dunque, espone al rischio di sviluppare una condizione di disabilità nel breve periodo. Chi è l'anziano fragile? L'anziano fragile, dunque, è una persona: – con età superiore ai 65 anni; – con una condizione di salute instabile - presenza di numerose patologie e assunzione di diversi farmaci, ripetute ospedalizzazioni o ricoveri per patologie acute, dimagrimento involontario; – con evidente deterioramento di funzioni e strutture fisiche e psicologiche - compromissione della vista, lutto o depressione senile, deterioramento cognitivo o diagnosi di demenza; – con limitazioni nell'attività fisica - per minore resistenza e affaticamento o per paura di cadere. La caduta è un fattore di rischio importante indicatore di peggioramento della qualità della vita poiché correlata con inizio della dipendenza, perdita di autonomia, disabilità e istituzionalizzazione. Essa, inoltre, provoca spesso ansia di nuova caduta e progressiva chiusura degli spazi di vita dell'anziano. – progressiva perdita di ruoli sociali e conseguente minore partecipazione sociale e isolamento familiare e sociale; – presenza di fattori psico-sociali come il basso reddito - lo status socio-economico influirebbe in maniera negativa sulla fragilità, soprattutto in presenza di poli-patologie. Fragilità e qualità della vita La fragilità ha un forte impatto negativo sulla qualità della vita percepita dalla persona anziana. La qualità della vita è la percezione che ciascuna persona ha di sé stessa all'interno del proprio contesto di vita rispetto alla possibilità di realizzare i propri progetti ed obbiettivi e di esaudire i propri desideri ed aspettative. Il peggioramento della qualità della vita è diretta conseguenza della presenza di una condizione di fragilità, con un netto peggioramento dei livelli di autonomia, del benessere psicologico e della partecipazione sociale. Il peggioramento della qualità della vita, inoltre, permette di prevedere un eventuale ulteriore peggioramento della condizione dell'anziano vista la capacità di moderare gli effetti delle circostanze negative. Il percepire una buona qualità della vita, infatti, permetterebbe di fronteggiare meglio gli stress. L'anziano fragile, dunque, viene colpito due volte dalla fragilità. Alcuni studi mostrano che il peggioramento della qualità della vita predice cadute ed ammissione a reparti di emergenza e questo è indicativo del fatto che che il ricorso al Pronto Soccorso non sempre è legata alla percezione di un malessere fisico reale, ma piuttosto è legata alla percezione della propria condizione di vulnerabilità. A conferma di quanto appena detto, alcuni studi hanno trovato che la qualità della vita è correlata con numerosi predittori di ammissione a reparti d'urgenza come depressione, scarso supporto sociale, solitudine . Il peggioramento della qualità della vita, infine, porta ad una progressiva chiusura progettuale dell'anziano che sente di non avere più possibilità da spendere nel quotidiano, non ha più desideri da realizzare … vive solo l'attesa dell'inevitabile. Perchè è importante parlare di fragilità ed identificarla precocemente? Prevenire la fragilità non è possibile dato che essa è condizione insita nel processo di invecchiamento. Parlare di fragilità ed individuarla precocemente significa essere capaci di ridurre al minimo le sue conseguenze avverse, mantenendo più a lungo le autonomie fisiche e funzionali della persona anziana. L'individuazione precoce di indicatori di fragilità permetterà, infatti, la programmazione di interventi individualizzati ad hoc per prevenire gli esiti più avversi - ad es. ospedalizzazioni ripetute, disabilità, morte. Bibliografia - Bilotta, C., Bowling, A., Casè, A., Nicolini, P., Mauri, S., Castelli, M.Vergani, C. (2010).RDimensions and correlates of quality of life according to frailty status: a cross-sectional study on community-dwelling older adults referred to an outpatient geriatric service in Italy. Health and Quality of Life Outcomes; 8:56 - Bilotta, C., Bowling, A., Nicolini, P., Casè, A., Pina, G., Rossi, S., V., Vergani, C. (2011). Older People’s Quality of Life (OPQOL) scores and adverse health outcomes at a one-year follow-up. A prospective cohort study on older outpatients living in the community in Italy. Health and Quality of Life Outcomes; 9:72. - Chang Y-W, Chen W-L, Lin F-G, Fang W-H, Yen M-Y, et al. (2012) Frailty and Its Impact onHealth-Related Quality of Life: A Cross-Sectional Study on Elder Community-Dwelling PreventiveHealth Service Users. PLoS ONE; 7(5): e38079. - Cherubini, A., Mussi, C., Salvioli, G., Senin, U. (2007). La fragilità dell’anziano e la psicogeriatria. PSICOGERIATRIA; I: 9-12. - Fairhall, N. & al. (2011). Treating frailty-a practical guide. BMC Medicine; 9:83. -Giordano, A., Rozzini, R., Trabucchi, M. (2007). La fragilità nell’anziano: una prospettiva clinica. Giornale di Gerontologia; 55:2-6. - Masel, M., C., Graham, J., E., Reistetter, T., A., Markides, T., K., Ottenbacher, K., J. (2009). Frailty and health related quality of life in older Mexican Americans. Health and Quality of Life Outcomes ; 7:70. - Poloni , P., Ghisla , M.K., Loda , C., Baroni, F., Firetto , S., Agostini, C., Manessi,E., Facchi E. (2012). Modalità di intervento per la prevenzione e la riduzione del rischio di cadute in pazienti geriatrici ricoverati presso una unita riabilitativa. Giornale di Gerontologia, 60:82-87. (estratto della relazione del Festival della Cultura Psicologica) di dott.ssa Maria Luisa Abbinante L'anziano fragile by dott.ssa Maria Luisa Abbinante is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License. Video-intervista di M.G. Farina a Vincenzo Costa, in cui il filosofo spiega un concetto di emozione che si avvicina al modo di intendere l'emozione dell'approccio ermeneutico-fenomenologico della PCN. Secondo Costa le emozioni sono delle delle strutture di attesa (attraverso le emozioni ci aspettiamo/ attendiamo qualcosa). Esse sono delle strutture di pre-giudizio, di un giudizio che viene prima. Nell'incontro con l'altro, infatti, secondo Costa, noi ci aspettiamo già qualcosa e l'aspettarsi qualcosa non è un limite alla capacità di incontrare l'altro e di conoscere l'altro, ma è piuttosto una condizione di possibilità all'incontro con l'altro, nel senso che se io mi aspetto qualcosa sarò anche disposto ed aperto all'altro e potrò successivamente correggere le mie aspettative sulla base della discrepanza con la realtà. Le emozioni sono la maniera in cui ci disponiamo all'incontro col Mondo - come insieme delle possibilità in cui viviamo - all'incontro con gli altri e con noi stessi e il nostro futuro. Le emozioni, quindi, possono aprire o chiudere all'incontro col Mondo. Ciò che chiamiamo Mondo è costituito dalle nostre possibilità, ovvero le cose che possiamo essere e possiamo fare nella nostra esistenza. La possibilità è qualcosa che interpella a prendere posizione e può apparire solo all'interno di emozioni particolari. Qualcosa può diventare una possibilità effettiva solo se colpisce dal punto di vista delle emozioni. Una poesia, ad esempio, ti colpisce quando ti fa entrare in un'emozione e ti fa vedere una possibilità nuova della tua vita che tu prima non avevi intravisto. L'emozione apre perchè amplia l'orizzonte di ciò che per te è possibile, te lo fa apparire come desiderabile e attraente. L'emozione è capace di farti avvertire la mancanza se tu una certa cosa non l'hai vissuta. Ci sono, però, emozioni come la noia e la depressione che hanno la caratteristica di annullare l'arco delle possibilità. Quando una persona è depressa le possibilità dal punto di vista oggettivo sono lì ma è come se non lo toccassero più. L'emozione, infine, ha a che fare col tempo, poiché l'individuo è una creatura fatta di tempo. Il tempo è cairologico, ha la struttura di un appuntamento: questo significa che le possibilità dell'individuo sono lì ma ogni possibilità ha il suo tempo e può essere colta solo nel tempo opportuno. L'ansia nasce dal riconoscimento che se non arrivi in un certo momento quella possibilità sarà persa per sempre e non tornerà più. Guarda l'intervista per approfondire meglio il concetto di emozione, empatia e alterità. di dott.ssa Maria Luisa Abbinante Dal mese di Ottobre 2012, lo Studio di Psicologia Eufonia aderisce al Protocollo d'Intesa con Ministero dell'Interno - Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Per tutti i dipendenti della Polizia di Stato - in servizio ed in congedo - e i loro familiari il primo incontro sarà gratuito ed i successivi avranno una tariffa agevolata.
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dott.ssa Abbinante
È Psicologa Consulente presso l'UONPIA (Unità Operativa di NeuroPsichiatria dell'Infanza e dell'Adolescenza) della ASST Rhodense di Garbagnate Milanese nell'ambito del Programma Innovativo Regionale “Procedura Operativa dell'emergenza/urgenza psichiatrica in adolescenza”, dove si occupa di diagnosi e trattamento di disturbi psicopatologici con esordio in adolescenza. Si occupa di valutazione e trattamento di esordi psicopatologici nell'infanzia e nell'adolescenza, di interventi di supporto della genitorialità, di sostegno psicologico a persone con malattia cronica e di prevenzione ed intervento precoce nella fragilità dell'anziano. Argomenti trattati nel sito
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Marzo 2020
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