DOTT.SSA MARIA LUISA ABBINANTE PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA
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DOTT.SSA MARIA LUISA ABBINANTE
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA

Diagnosi di disturbo di personalità secondo il DSM 5

29/4/2019

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Con il DSM 5 è stato introdotto un tentativo di cambiamento nella diagnosi di disturbo di personalità. Con il nuovo manuale è possibile, quindi fare diagnosi di disturbo di personalità in due modi.
Il primo modo è quello proposto nella sezione II, che è rimasta sostanzialmente invariata rispetto al vecchio manuale, con l'individuazione di 10 tipologie di disturbi di personalità divisi in 3 cluster (A=strano ed eccentrico; B=amplificativo ed emotivo; C=timoroso e pauroso). I criteri per identificare un disturbo di personalità sono rimasti per lo più invariati, quindi la diagnosi si basa sulla valutazione della presenza di un pattern di esperienza interiore e comportamento inflessibile e pervasivo, che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo e che causa un disagio clinicamente significativo o una compromissione del funzionamento sociale, affettivo e lavorativo. Per fare diagnosi si valutano 4 aree: cognizione, intesa come i modi di percepire e interpretare se stessi, gli altri e gli avvenimenti; affettività, cioè, la varietà, intensità, labilità e adeguatezza della risposta emotiva; funzionamento interpersonale e controllo degli impulsi.
Nella sezione III si propone un modello alternativo di diagnosi dei disturbi di personalità. Tale proposta rientra nel tentativo operato nel nuovo manuale di passare da una diagnosi di tipo categoriale di occorrenza/non occorrenza del sintomo, ad una diagnosi di tipo dimensionale, orientata cioè ad inquadrare il funzionamento dell'individuo lungo un continuum normalità Vs patologia.

La diagnosi di disturbo di personalità proposta è ibrida, combinando la diagnosi dimensionale del criterio A, che valuta il funzionamento, con la diagnosi categoriale del criterio B, che valuta la presenza di tratti patologici (categorie) di personalità dei domini di personalità.
CRITERIO A: livello di compromissione del funzionamento Sé e del funzionamento interpersonali (funzionamento adattivo vs compromissione del funzionamento lieve, moderata, grave e estrema).
Per quanto riguarda i disturbi del Sé, questi vengono valutati sulla base di due elementi:
  • l’identità, ovvero la capacità dell'individuo di percepire se stesso come soggetto con confini ben definiti, con una capacità di fare una valutazione di sé (autostima) accurata e stabile nel tempo e una capacità di regolazione emotiva;
  • l’autodirezionalità, ovvero la capacità di perseguire obiettivi a breve termine, darsi degli scopi di vita coerenti e significativi e degli standard di comportamento costruttivi e prosociali e la capacità di riflettere in modo produttivo su di sé.
Per quanto riguarda il funzionamento interpersonale, invece, è valutato tenendo conto di due dimensioni:
  • l'empatia, ovvero la capacità di comprendere le esperienze e le motivazioni altrui, di tollerare prospettive diverse dalla propria e comprendere gli effetti del proprio comportamento sugli altri;
  • l’intimità, ovvero la profondità e durata delle relazioni positive con gli altri, desiderio e capacità di intimità e rispetto reciproco.​
CRITERIO B: presenza di uno o più tratti patologici della personalità o sfaccettature/aspetti del tratto.
Anche in questo caso i tratti patologici vengono considerati in una prospettiva dimensionale e sono organizzati in domini patologici di personalità:
  • Affettività negativa (Vs Stabilità emotiva), ovvero presenza di esperienze frequenti e intense di alti livelli di emozioni negative (es. depressione, colpa, ansia, vergogna, …) con i comportamenti conseguenti (es. relazioni di dipendenza, evitamento, …).
  • Distacco (Vs Estroversione), ovvero introversione ed evitamento delle esperienze socio-emotive, sia attraverso il ritiro dalle relazioni interpersonali (es. poche amicizie, mancanza di relazioni affettive), sia attraverso il ridotto riconoscimento ed espressione delle emozioni e del piacere.
  • Antagonismo (Vs Disponibilità), ovvero la mancanza di una consapevolezza dei bisogni e sentimenti dell'altro e la tendenza ad usare gli altri per il perseguimento dei propri obiettivi/bisogni (es. esagerato senso di importanza di sé con un aspettativa di trattamento speciale; mancanza di empatia, …).
  • Disinibizione (Vs Coscienziosità), ovvero impulsività, difficoltà a differire nel tempo la gratificazione, comportamenti mediati da stimoli e sentimenti contingenti, senza la capacità di tener conto delle esperienze passate o del futuro.
  • Psicoticismo (Vs Lucidità mentale), ovvero presenza di pensieri e comportamenti non convenzionali, strani, eccentrici, non riconosciuti dalla cultura di appartenenza sia dal punto di vista dei processi (es. percezioni ) che dei contenuti (es. convinzioni personali inusuali).
CRITERIO C.La compromissione è relativamente stabili nel tempo e costanti tra le situazioni.
CRITERIO D. La compromissione non è meglio compresa come normativi per la fase di sviluppo individuale o per l’ambiente socio-culturale.
Oltre a questi criteri, ci sono i criteri per una diagnosi differenziale medica o legata all'uso di sostanze/farmaci che spieghino la compromissione.
La sezione III descrive solo 6 delle 10 tipologie di disturbo di personalità presenti nella sezione II (tra l'altro invariati rispetto al DSM IV-TR), ovvero schizotipico, antisociale, borderline, narcisistico, evitante e ossessivo-compulsivo. Mancano, e non saranno reintegrati il disturbo di personalità schizoide, il paranoide, l'istrionico e il dipendente.

Ai 6 disturbi di personalità, si aggiunge la possibilità di fare una diagnosi TS (Tratto-Specifica). Per tratto di personalità si intende una tendenza a percepire, sentire, comportarsi e pensare in modi relativamente costanti nel tempo e nei contesti.
I disturbi di personalità esclusi (schizoide, il paranoide, l'istrionico e il dipendente) rientrano nelle possibilità di diagnosi di disturbo TS (ad es. il tratto sospettosità del dominio distacco/estroversione esaurisce perfettamente i criteri prima delineati nel disturbo di personalità paranoide).
La diagnosi DP-TS, quindi, si fa quando il funzionamento è compromesso, ma il soggetto non presenta i tratti patologici richiesti per la diagnosi dei 6 DP, ma tratti di personalità patologici misti.

Bibliografia

  • American Psychiatric Association (APA) (2013), DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, tr. it. Raffaello Cortina, Milano, 2014. 
  • Come cambia la diagnosi dei disturbi di personalità alla luce del DSM 5?Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/2013/10/diagnosi-disturbipersonalita-dsm5/

Licenza Creative Commons
Diagnosi di disturbo di personalità secondo il DSM 5 diMaria Luisa Abbinante è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

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Gli altri che paura ...... La fobia sociale: Di cosa parliamo?

1/9/2012

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Il Manuale di Disturbi Psichatrici (DSM IV-TR) definisce la Fobia Sociale come una paura marcata e persistente nel tempo di situazioni sociali o di performance, nelle quali la persona è esposta a persone non familiari o al possibile giudizio degli altri.
 Situazioni tipiche sono:
- parlare o lavorare in pubblico;
- iniziare una conversazione;
- essere presentati ad altre persone;
- essere al centro dell'attenzione;
- fare e/o accettare complimenti;
- dire e difendere la propria opinione;
- partecipare a feste;
- ......
Nelle situazioni sociali o di performance temute, gli individui con Fobia Sociale sono preoccupati di rimanere imbarazzati e timorosi di essere giudicati inadeguati, ansiosi, deboli, “pazzi” o stupidi. Tali circostanze provocano nel soggetto una forte attivazione viscerale (sudorazione intensa, tachicardia, rossore nel viso, malessere gastrointestinale, diarrea, nausea, tensione muscolare, .....), che, nei casi più gravi, può assumere le caratteristiche di un attacco di panico. Per tali ragioni il soggetto evita oppure sopporta con notevole ansia e disagio i  momenti sociali o di possibile giudizio e spesso sviluppa una notevole ansia anticipatoria prima dell'esposizione alle situazioni temute.
Da un recente studio di McManus et al. (2010) emerge un vero e proprio "modo di essere" delle persone con Fobia Sociale, caratterizzato da un senso di distacco (i soggetti riferivano di essere introspettivi e assorbiti dal proprio mondo e di avere difficoltà a guardare fuori da sè) con una connotazione emotiva fortemente negativa (pensiero di esser considerati stupidi, sensazione che tutto sia falso, incertezza circa le cause di un problema e paurosi sulle possibili conseguenze) e una coerente attivazione viscerale. I temi narrativi conseguenti a questa esperienza di sè sono temi legati alla vergogna e all'imbarazzo intensi e incontrollabili, che il soggetto deve nascondere a tutti i costi e che lo portano all'evitamento del mondo circostante e al progressivo isolamento. In situazioni sociali, quindi, queste persone sarebbero completamente assorbite da sè e dal timore di essere giudicate o di non essere all'altezza della situazione con grande vergogna, imbarazzo e scarsa attenzione alle circostanze reali  in un circolo vizioso che continua ad autoalimentarsi.
Altre caratteristiche associate spesso alla Fobia Sociale sono:
- ipersensibilità alla critica;
- difficoltà ad essere assertivi;
- ridotta possibilità di supporto sociale;
- scarse capacità sociali (es. scarso contatto visivo).
Può accadere anche che le prestazioni scolastiche o lavorative siano danneggiate dalla difficoltà a parlare in pubblico, in gruppo, ai colleghi o alle persone in posizione di autorità e, nei casi più gravi, questi individui possono decidere di lasciare la scuola, essere disoccupati o possono avere problemi a trovare lavoro per la difficoltà di sottoporsi a colloqui di selezione.
Diversi studi evidenziano che il disturbo sia molto stabile nel tempo ed emerga da una storia infantile di timidezza ed inibizione sociale, motivo per cui, nel DSM III, la diagnosi era fusa con il disturbo evitante di personalità, che condivide con la Fobia Sociale la marcata insicurezza sociale, il disagio e la timidezza. L'attuale DSM IV-TR, invece, opera una distinzione tra Fobia Sociale, considerata un disturbo d'ansia e disturbo evitante di personalità.

TRATTAMENTO
La Fobia Sociale ha una buona risposta al trattamento psicofarmacologico, che, però, da solo non basta a modificare il modo di fare esperienza di sè che caratterizza il disturbo, lavoro possibile solo attraverso un intervento di tipo psicoterapeutico. Per tale ragione la ricerca suggerisce che il trattamento sia integrato (psicofarmacologico e psicoterapeutico).

Bibliografia
- American Psychiatric Association. Diagnostic and statistical manual of mental disorders. 4th ed., revised. Washington, DC: Author; 2000.
- McManus, F. , Peerbhoy, D., Larkin, M., & Clark. D. M. (2010).  Learning to change a way of being: An interpretative phenomenological perspective on cognitive therapy for social phobia. Journal of Anxiety Disorder, 24(6): 581–589.
- Widiger, T. A., & Mullins-Sweatt, S. (2003).Mental Disorders as Discrete Clinical Conditions: Dimensional versus Categorical Classification. In: Hersen, Michel (Ed); Turner, Samuel M. (Ed), (2003). Adult psychopathology and diagnosis (4th ed.)., (pp. 3-35). Hoboken, NJ, US: John Wiley & Sons Inc, xiv, 706 pp.
 
                                                                                                                                                                 di dott.ssa Maria Luisa Abbinante

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    dott.ssa Abbinante
    È Psicologa Consulente presso l'UONPIA (Unità Operativa di NeuroPsichiatria dell'Infanza e dell'Adolescenza) della ASST Rhodense di Garbagnate Milanese nell'ambito del Programma Innovativo Regionale “Procedura Operativa dell'emergenza/urgenza psichiatrica in adolescenza”, dove si occupa di diagnosi e trattamento di disturbi psicopatologici con esordio in adolescenza.
    Si occupa di valutazione e trattamento di esordi psicopatologici nell'infanzia e nell'adolescenza, di interventi di supporto della genitorialità, di sostegno psicologico a persone con malattia cronica e di prevenzione ed intervento precoce nella fragilità dell'anziano.

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