Il Manuale di Disturbi Psichatrici (DSM IV-TR) definisce la Fobia Sociale come una paura marcata e persistente nel tempo di situazioni sociali o di performance, nelle quali la persona è esposta a persone non familiari o al possibile giudizio degli altri. Situazioni tipiche sono: - parlare o lavorare in pubblico; - iniziare una conversazione; - essere presentati ad altre persone; - essere al centro dell'attenzione; - fare e/o accettare complimenti; - dire e difendere la propria opinione; - partecipare a feste; - ...... Nelle situazioni sociali o di performance temute, gli individui con Fobia Sociale sono preoccupati di rimanere imbarazzati e timorosi di essere giudicati inadeguati, ansiosi, deboli, “pazzi” o stupidi. Tali circostanze provocano nel soggetto una forte attivazione viscerale (sudorazione intensa, tachicardia, rossore nel viso, malessere gastrointestinale, diarrea, nausea, tensione muscolare, .....), che, nei casi più gravi, può assumere le caratteristiche di un attacco di panico. Per tali ragioni il soggetto evita oppure sopporta con notevole ansia e disagio i momenti sociali o di possibile giudizio e spesso sviluppa una notevole ansia anticipatoria prima dell'esposizione alle situazioni temute. Da un recente studio di McManus et al. (2010) emerge un vero e proprio "modo di essere" delle persone con Fobia Sociale, caratterizzato da un senso di distacco (i soggetti riferivano di essere introspettivi e assorbiti dal proprio mondo e di avere difficoltà a guardare fuori da sè) con una connotazione emotiva fortemente negativa (pensiero di esser considerati stupidi, sensazione che tutto sia falso, incertezza circa le cause di un problema e paurosi sulle possibili conseguenze) e una coerente attivazione viscerale. I temi narrativi conseguenti a questa esperienza di sè sono temi legati alla vergogna e all'imbarazzo intensi e incontrollabili, che il soggetto deve nascondere a tutti i costi e che lo portano all'evitamento del mondo circostante e al progressivo isolamento. In situazioni sociali, quindi, queste persone sarebbero completamente assorbite da sè e dal timore di essere giudicate o di non essere all'altezza della situazione con grande vergogna, imbarazzo e scarsa attenzione alle circostanze reali in un circolo vizioso che continua ad autoalimentarsi. Altre caratteristiche associate spesso alla Fobia Sociale sono: - ipersensibilità alla critica; - difficoltà ad essere assertivi; - ridotta possibilità di supporto sociale; - scarse capacità sociali (es. scarso contatto visivo). Può accadere anche che le prestazioni scolastiche o lavorative siano danneggiate dalla difficoltà a parlare in pubblico, in gruppo, ai colleghi o alle persone in posizione di autorità e, nei casi più gravi, questi individui possono decidere di lasciare la scuola, essere disoccupati o possono avere problemi a trovare lavoro per la difficoltà di sottoporsi a colloqui di selezione. Diversi studi evidenziano che il disturbo sia molto stabile nel tempo ed emerga da una storia infantile di timidezza ed inibizione sociale, motivo per cui, nel DSM III, la diagnosi era fusa con il disturbo evitante di personalità, che condivide con la Fobia Sociale la marcata insicurezza sociale, il disagio e la timidezza. L'attuale DSM IV-TR, invece, opera una distinzione tra Fobia Sociale, considerata un disturbo d'ansia e disturbo evitante di personalità. TRATTAMENTO La Fobia Sociale ha una buona risposta al trattamento psicofarmacologico, che, però, da solo non basta a modificare il modo di fare esperienza di sè che caratterizza il disturbo, lavoro possibile solo attraverso un intervento di tipo psicoterapeutico. Per tale ragione la ricerca suggerisce che il trattamento sia integrato (psicofarmacologico e psicoterapeutico). Bibliografia - American Psychiatric Association. Diagnostic and statistical manual of mental disorders. 4th ed., revised. Washington, DC: Author; 2000. - McManus, F. , Peerbhoy, D., Larkin, M., & Clark. D. M. (2010). Learning to change a way of being: An interpretative phenomenological perspective on cognitive therapy for social phobia. Journal of Anxiety Disorder, 24(6): 581–589. - Widiger, T. A., & Mullins-Sweatt, S. (2003).Mental Disorders as Discrete Clinical Conditions: Dimensional versus Categorical Classification. In: Hersen, Michel (Ed); Turner, Samuel M. (Ed), (2003). Adult psychopathology and diagnosis (4th ed.)., (pp. 3-35). Hoboken, NJ, US: John Wiley & Sons Inc, xiv, 706 pp. di dott.ssa Maria Luisa Abbinante
1 Commento
|
dott.ssa Abbinante
È Psicologa Consulente presso l'UONPIA (Unità Operativa di NeuroPsichiatria dell'Infanza e dell'Adolescenza) della ASST Rhodense di Garbagnate Milanese nell'ambito del Programma Innovativo Regionale “Procedura Operativa dell'emergenza/urgenza psichiatrica in adolescenza”, dove si occupa di diagnosi e trattamento di disturbi psicopatologici con esordio in adolescenza. Si occupa di valutazione e trattamento di esordi psicopatologici nell'infanzia e nell'adolescenza, di interventi di supporto della genitorialità, di sostegno psicologico a persone con malattia cronica e di prevenzione ed intervento precoce nella fragilità dell'anziano. Argomenti trattati nel sito
Tutto
Archives
Marzo 2020
|